Principio di funzionamento e calibrazione
L’accelerometro Vernier, che può essere usato
con CBL o con altre interfacce (LabPro, Coach, ULI…) è un
sensore analogico che fornisce una tensione proporzionale alla
forza esercitata su una piccola massa, sospesa nel sensore
stesso.
[principio di funzionamento] [accelerazioni
orizzontali] [accelerazioni
verticali] [note tecniche]
Principio di funzionamento Per effetto della sua inerzia la massa, sospesa ad un supporto
flessibile solidale con l’involucro del sensore, applica
al supporto una forza proporzionale all’accelerazione
ad essa impressa, e questo permette di utilizzare il sensore
di forza come sensore di accelerazione.
Ovviamente il sensore è direzionale: quando esso è tenuto
fermo con la freccia marcata sull’involucro puntata
verso il basso, la massa sente nel campo gravitazionale una
forza
verso il basso che fornisce all’uscita una tensione
il cui valore è compreso tra 0 e 5V.
Misura di accelerazioni orizzontali.
Se il sistema di acquisizione dati utilizza parametri di
calibrazione che fanno corrispondere alla tensione in uscita
il valore
dell’accelerazione di gravità (9.8 m/s2) quando
la freccia è verso il basso e il valore zero quando
la la freccia è orizzontale, il sensore risulta tarato
come accelerometro per accelerazioni orizzontali (e va usato
con la freccia in orizzontale).
Misura
di accelerazioni verticali
Per misurare correttamente accelerazioni in moti lungo la
verticale (il sensore va tenuto con la freccia in verticale)
la taratura
deve essere diversa: va sottratto il valore (9.8 m/s2) che
il sensore fornisce quando esso è fermo (accelerazione
nulla) con la freccia rivolta verso il basso.
E’ bene osservare che l’accelerazione misurata
ha il segno corrispondente ad un sistema di riferimento con
asse diretto nella direzione opposta a quella indicata dalla
freccia!
Se infatti lasciamo cadere liberamente il sensore (accelerazione
pari a 9.8 m/s2 verso il basso) l’interfaccia
fornisce il valore - 9.8 m/s2. E quando il sensore
decelera bruscamente al toccar terra il segnale corrispondente è un
picco positivo, ovvero una variazione positiva di velocità nel
breve intervallo di tempo in cui avviene la collisione. In
altri termini, dato che dopo l’urto la velocità è nulla,
la velocità prima dell’urto era negativa, e
quindi il sistema di riferimento è rivolto verso l’alto.
Se
il sensore viene posizionato con la freccia puntata verso
l’alto la taratura va modificata:
il valore (-9.8 m/s2) che il sensore fornisce
quando esso è fermo
(accelerazione nulla) con la freccia rivolta verso l’alto
medesimo valore va ancora sottratto, ovvero va sommato il
valore +9.8 m/s2.
In questo caso il sistema di riferimento ha asse diretto
verso il basso (sempre in direzione opposta a quella della
freccia)
e in caduta libera il sensore fornisce il valore +g e la
collisione con il terreno è registrata come picco negativo (accelerazione
verso l’alto). Un modo pratico di eseguire una corretta calibrazione per
misurare accelerazioni lungo un asse verticale (una volta deciso
come si vuole orientare l’asse del sistema di riferimento) è quello
di fornire il valore zero quando il sensore è fermo
e con la freccia diretta verticalmente, e fornire il valore ±g
(a seconda della direzione scelta per l’asse) quando
il sensore è posto con la freccia orizzontale (segno
meno se l’asse punta in alto e segno più se l’asse
punta in basso).
Infatti se il sensore è fermo con la freccia orizzontale
esso sente una forza nulla, la stessa che sente se si trova
in caduta libera, con la freccia in qualsiasi direzione.
Note tecniche sui sensori di accelerazione Vernier
Per CBL esistono tre tipi di accelerometri: due monoassiali,
che si distinguono solo per il fondo scala (rispettivamente
5 g e 50g), e uno triassiale composto da tre distinti sensori
che misurano l’accelerazione lungo tre assi ortogonali.
Tutti sono ottenuti impiegando circuiti integrati prodotti
dalla Analog Devices (i monoassiali impiegano gli integrati
ADXL05 e ADXL50).
I sensori ADXL05 e ADXL50 sono sensori di forza. Più esattamente
si tratta di una capacità variabile costituita da un
elettrodo mobile (massa inerziale) posto tra due armature fisse:
quindi la misura della accelerazione (in caso di movimento
del sensore) ovvero della forza applicata (in caso di sensore
fermo) che provoca lo spostamento dell’elettrodo centrale,
si riduce ad una misura di variazione di capacità.
Un oscillatore pilota, in controfase alla frequenza di 1MHz,
le due capacità in serie costituite dai tre elettodi
che formano il sensore.
Schema dell’elemento sensibile dell’accelerometro

Le due capacità sono
ricavate mediante microlitografia da un chip di silicio ritagliando
l’elettrodo centrale (l’elemento sensibile che
si muove per effetto dell’accelerazione) come doppio
pettine i cui denti si affacciano ai due pettini che costituiscono
le altre due armature fisse. La direzione in cui l’accelerometro è sensibile è quindi
l’asse di simmetria del pettine centrale, che è tenuto
in posizione da 4 sottili leve alle estremità.
Il segnale prelevato all’elettrodo centrale viene rivelato
da un amplificatore a sensibilità di fase (synchronous
demodulator) che rimuove i segnali spuri e guida un amplificatore
che insieme fornisce il segnale di uscita e forza elettrostaticamente
l’elettrodo centrale nella posizione di bilanciamento
delle capacità
Schema dell’elettronica interna al sensore

Questo sistema di rivelazione del segnale e di retroazione
garantisce una buona immunità al rumore e una buona
linearità, e consente di discriminare tra le componenti
positive o negative della accelerazione rispetto all’asse
del sensore.
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