Con il termine luce si intende comunemente la radiazione
elettromagnetica di lunghezza d’onda tra
l = 0.4 µm e l
= 0.8 µm. Questa è la radiazione cui è
sensibile l’occhio umano.
I due tipi principali di conversione di luce in segnale elettrico
sono per trasformazione dell’energia assorbita in fononi
(eccitazioni del reticolo, cioè energia termica), e
per effetto fotoelettrico interno (creazione di coppie elettrone-lacuna
nei semiconduttori).
Si possono quindi distinguere due grandi categorie di sensori
optoelettronici:
- i sensori termici (termopile, cristalli
piroelettrici): hanno risposta piatta in funzione della
frequenza della luce incidente, cioè sensibilità
costante dall’infrarosso all’ultravioletto.
Tuttavia, dato che si comportano cioè come filtri
passa-alto (con frequenza di taglio tra 1 Hz e 100 Hz),
devono operare in luce intermittente. Il segnale sfruttato
è sostanzialmente un gradiente termico prodotto dal
riscaldamento preferenziale di una porzione del sensore
rispetto ad un’altra porzione.
- i sensori a semiconduttore (fotoresistenze,
fotodiodi, fototransistor): non tutta la luce può
produrre effetto fotoelettrico, ma solo quella di lunghezza
d’onda l inferiore ad
una certa soglia ls.
La lunghezza d'onda di soglia lsè
quella per cui hc/l
= hn =
Eg , ove Egè
il salto energetico che l'elettrone deve fare per passare
dalla banda di conduzione alla banda di valenza, h
è la costante di Plank, n
è la frequenza della luce e c
la velocità della luce.
In altri termini i fotoni di energia maggiore o uguale ad
Eg
vengono assorbiti producendo coppie di portatori di carica:
elettrone-lacuna.
[termopila] [sensore piroelettrico]
[fotoresistenze] [celle fotovoltaiche,
fotodiodi]
Sensori Termici
Termopila
La termopila è una versione miniaturizzata
di termocoppia, costituita di numerose coppie di giunzioni
in serie, con le giunzioni di riferimento mantenute al buio
e le giunzioni di misura esposte alla luce. I modelli commerciali
hanno le dimensioni di ingombro di un normale transistor e
un’area sensibile dell’ordine del mm2.

Sensore piroelettrico
I materiali piroelettrici se sono sottoposti
ad una variazione di temperatura, modificano la propria polarizzazione
interna. Tale variazione di polarizzazione è rilevabile
esternamente come differenza di potenziale tra due armature
metalliche a contatto con superfici opposte. Se una delle
due armature è sottoposta ad illuminazione intermittente,
tra le due armature si preleva un segnale proporzionale all’intensità
della luce assorbita.

I bolometri possono essere usati come
sensori dell’emissione di “corpo nero” (cfr.
i pirometri ora in vendita nelle farmacie per misurare la
temperatura dell’interno dell’orecchio) o come
sensori di luce a risposta piatta.
Sensori di luce a semiconduttore
Le fotoresistenze
Le fotoresistenze sono costituite da un materiale
semiconduttore (di solito PbS, CdS, CdSe). Il numero di portatori
di carica, e quindi la conducibilità, aumenta in proporzione
all’intensità della luce incidente, e la resistenza
cala.
La risposta in funzione della lunghezza d’onda, detta
anche sensibilità spettrale del sensore, ha generalmente
un picco per valori un po’ inferiori a ls.
Dato il basso costo e la lentezza di risposta, si usano principalmente
come rivelatori di soglia luminosa (interruttori crepuscolari.
Celle fotovoltaiche,
fotodiodi
La cella fotovoltaica o fotodiodo è
una giunzione PN, in cui il semiconduttore drogato P ha uno
spessore sottile, così da permettere alla luce di penetrare
nello strato di svuotamento: qui le coppie create per effetto
fotoelettrico generano in un circuito esterno una corrente
fotovoltaica.
Curve caratteristiche i-v e risposta spettrale di fotodiodo
Nella regione “fotoconduttiva” la polarizzazione
è inversa e il funzionamento è quello normalmente
detto di fotodiodo.
I sensori che nelle macchine fotografiche
controllano i tempi di esposizione, sono di questo tipo.
Il sensore di luce Texas-Vernier è un fototransistor
al silicio (Hamamatsu S1133), la cui sensibilità spettrale
non è piatta: assomiglia a quella dell’occhio
umano.
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